Denuncia del presidente del Consiglio comunale: «Favorevole, ma nella massima trasparenza». Critico anche Artale

Villaggio, variante col trucco.
Messina: «I benefici inopinatamente estesi a tutto il litorale»

Un tratto della costa Ognina-Asparano.

Parte della costa interessata nel piano per la realizzazione del villaggio.

La maggioranza del Consiglio comunale è favorevole al megavillaggio ad Asparano, ma «cum grano salis», senza salti nel buio. Il rinvio sulla costruzione del megavillaggio turistico nella zona Ognina-Asparano quindi ha una motivazione forte che ha fatto decidere la maggior parte del Consiglio comunale per l'aggiornamento. Non è solo una questione di emendamenti per alcune limature alla convenzione, come sembrava fosse fino a poche ore addietro, il problema è molto più vasto e per certi versi inquietante. Ad assumere il ruolo della denuncia è il presidente del Consiglio comunale, Ferdinando Messina, e si tratta di una denuncia forte che certamente porta molti elementi di novità e costringe il civico consesso ad aumentare gli sforzi per definire al meglio questa complessa vicenda. Anzi, si deve aggiungere che proprio i contenuti della denuncia formulata dal presidente Messina debbono allertare il Consiglio perchè qualsiasi provvedimento d'aula venga trattato con competenza e in maniera approfondita, senza momenti di distrazione o «trenta minuti del dilettante», che possono poi causare guasti irreversibili per la collettività e il territorio siracusani. Insomma, in questa occasione un vertice istituzionale è stato più accorto e competente delle forze ambientaliste che hanno sì sollevato problemi, ma omettendo forse quello più rilevante.
«La variante richiesta per l'area antistante alla C12 dove la Blumarin costruirà il villaggio - dice Messina - non è limitata alla sola zona demaniale di cui stiamo discutendo, ma inopinatamente è stata estesa a tutto il litorale. Quello che dico non risulta dai grafici messi a disposizione dei consiglieri, ma è scritto con chiarezza negli atti con cui si chiede la variante, ed è scritto tanto bene che diventa un giochetto poi calarlo sul territorio. In sostanza si eliminerebbe gran parte della fascia di rispetto del nostro litorale. Per fare un esempio chiaro, laddove al Plemmirio la Soprintendenza sta lavorando ad un vincolo paesaggistico, ci sarebbe invece la possibilità di costruire servizi come quelli che ha chiesto il Blumarin ad Ognina-Asparano. Una impostazione che non capisco a quale logica risponda e da chi possa essere stata partorita. Una logica che senza che i consiglieri ne avessero contezza è stata portata al voto del civico consesso. Cioè mentre avremmo votato a favore del magavillaggio e all'utilizzo in variante di una parte del demanio della zona C12 di Asparano-Ognina, avremmo di fatto esteso questa procedura all'intero litorale. Roba davvero dell'altro mondo. Personalmente sono favorevole al villaggio e a limitare la variante solo all'area davanti allo stesso. Per il resto del litorale non se ne parla. Non almeno in questa fase!».
«Per quanto mi riguarda - dice sullo stesso argomento il consigliere comunale Pippo Artale - non gradisco per nulla il metodo adottato. La richiesta per questa variante era stata del luglio scorso e noi per otto mesi non ne abbiamo saputo nulla. Allo stesso modo il Consiglio potrebbe essere all'oscuro di decine di altre richieste di variante. E continuando con questa impostazione non si finirà a fare il Piano regolatore solo a colpi di variante?»
E sulle procedure adottate dall'amministrazione per questi nuovi insediamenti sono critici anche se in maniera critica Cgil e Cisl. La Cgil parla di inquietanti zone d'ombra nei rapporti con gli industriali, la Cisl è più esplicita e lamenta un atteggiamento che tende a fare concertazioni a convenienza e non sulle vicende che comunque interessano il sindacato e i lavoratori.
Infine i Verdi solidarizzano col Comitato Parchi e con gli altri ambientalisti. «Al di là della polemica - dice Rita Trigilio - i Verdi di Siracusa ritengono che snaturare i luoghi in questo modo, oltre che a danneggiare un piccolo ecosistema e a privare i siracusani di una delle poche zone di pubblica fruizione rimaste, danneggia la stessa industria turistica perché se tutto si omologa, se i luoghi diventano uguali a tutti gli altri, se si perdono le caratteristiche particolari di un posto, non ha più senso andare a visitarli».
Salvo Benanti.

L'articolo è tratto da La Sicilia On-line del 02/03/2002. www.lasicilia.it